MISURE E INGRANDIMENTI

Nel paesaggio realizzato in studio generalmente si utilizzano gli schizzi eseguiti all’aperto: si ingrandiscono nella misura desiderata. Si possono utilizzare anche foto da noi realizzate nei nostri spostamenti o viaggi.

La prima considerazione da fare è la seguente: quanto grandi li voglio riprodurre?

Esistono le misure standard:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le misure standard sono state studiate secondo le leggi classiche di armonia: i paesaggi seguono le indicazioni del numero d’oro, cioè 1,414. Questo numero indica il rapporto tra la diagonale del quadrato e un lato opposto.

Il formato marina è più lungo e risponde alle regole della sezione aurea, cioè 1,618 che dà la sensazione di eleganza.

 

 

L’ingrandimento si ottiene con piccoli accorgimenti, cioè sullo schizzo si traccia una griglia quadrata di misura piccola (es. 5/10 mm). Questa griglia sarà riportata ingrandita tante volte quanto desidero l’ingrandimento.

 

 

 

 

 

Se si ha la tendenza ad utilizzare sempre lo stesso formato sarebbe opportuno creare la griglia su plastica traparente e appoggiarla allo schizzo. Nell’ingrandimento, per evitare di sporcare con le linee la superficie che ospiterà il lavoro, si può utilizzare un filo di cotone o di spago sottile che si tende sui bordi e si fissa col nastro adesivo.

Lo stesso metodo di ingrandimento si applica all’inverso per rimpicciolire le immagini.

Attenzione: nelle due immagini, piccola e grande, visivamente i pieni e i vuoti non risultano simili. Ne consegue che si può intervenire per modificare leggermente la resa del soggetto.

Esercizi: applica il numero d’oro o la sezione aurea per giungere ad una misura a te confacente.

SUGGERIMENTI PER RAPPRESENTARE UN PAESAGGIO

  •  È preferibile interpretare gli elementi di un paesaggio piuttosto che riprodurli meccanicamente.
  • L’interpretazione consiste nel rappresentare in modo espressivo tutti gli elementi che compongono il paesaggio attraverso un’attenta e scrupolosa osservazione per far emergere in maniera personale gli elementi del linguaggio visivo: il segno, la linea, il colore, lo spazio, la composizione ecc. affinché il nostro sentimento emerga libero da condizionamenti di cose viste con gli occhi di altri.
  • Lo schema  che vedi può aiutare a stabilire quali risultati visivi raggiungere attraverso il tipo di rappresentazione. Nella forma più semplice, E ed F terra-cielo, la linea di orizzonte può essere più bassa o più alta e dipende dal valore che si intende dare alle due superfici, una delle quali decisamente più scura per differenziarla come tono.                                                                                        Nell’ipotesi che un paesaggio si sviluppi su più piani di profondità ( tutti gli altri esempi dello schema), bisogna decidere dove collocare gli elementi da rappresentare in base all’effetto che si vuole ottenere dal punto di vista spaziale. Ci sono due possibilità: una attraverso il chiaro-scuro cioè elementi più scuri in primo piano che vanno degradando verso il fondo, l’altra attraverso l’utilizzo del colore in modo appropriato e cioè colori caldi in primo piano, colori stabili (verdi) in secondo piano e colori freddi (azzurri e viola) per il fondo. Per chi volesse sperimentare altre possibilità, basta pensare gli schemi in verticale, e i risultati saranno sicuramente imprevedibili.
  • Per quanto riguarda lo studio del paesaggio nel tempo, consiglio il libro di Kenneth Clark “Il paesaggio nell’Arte”, editrice Garzanti, ricco di spunti e suggerimenti per non ripetere le cose già fatte. Si troveranno questi argomenti: il paesaggio dei simboli / il paesaggio realistico / il paesaggio di fantasia / il paesaggio ideale / la visione naturale / le luci del nord / il ritorno all’ordine.

Esercizi: Applica gli schemi suggeriti interpretando paesaggi all’aria aperta, en plein air, attraverso il chiaro-scuro o il colore.

 

COME INQUADRARE UN PAESAGGIO

 

Se andiamo a disegnare dal vero, davanti ad un paesaggio-panorama le prime domande che ci dobbiamo porre sono queste: “Come posso inquadrare l’immagine? Devo rappresentare tutto quello che vedo, oppure soffermarmi su un particolare significativo?”    Tutto dipende da noi e dalle finalità che vogliamo raggiungere.

Il termine inquadratura significa creare un quadro che rappresenti parte del territorio che si vuole evidenziare. Si sceglie per dare equilibrio all’immagine: non significa simmetria, ma armonia d’insieme. Tutti gli elementi del paesaggio: case, prati, alberi, colline, mare, montagne, nuvole ecc. si osservano attentamente non per riprodurli meccanicamente, ma per selezionare gli aspetti più importanti che devono essere contenuti nel nostro lavoro.L’immagine può essere rappresentata in un rettangolo posto in orizzontale o in verticale, oppure può essere in un quadrato, in un cerchio o altro formato da noi scelto, per dare più carattere alla nostra creatività.

Veduta d’insieme

 

 

 

 

 

 

 

 

Particolare e dettaglio (particolare del particolare)

 

METODI DI RAPPRESENTAZIONE: ASSONOMETRIA E PROSPETTIVA

 

 

Assonometria: metodo di rappresentazione tridimensionale di un oggetto, meno realistica della prospettiva, si esegue più rapidamente riportando le misure dell’oggetto sui tre assi che sono: altezza (asse z), larghezza (asse x), profondità (asse y).

 

A=Assonometria cavaliera E’ formata da un angolo di 90° e uno di 45° per posizionare l’oggetto. Le misure vengono riportate reali su x e z, mentre vengono dimezzate sull’asse y.

 

 

B=Assonometria isometrica E’ formata da angoli di 60°. Le misure vengono riportate in grandezza reale.

 

 

 

 

C=Assonometria monometrica E’ formata da angoli di 30° – 60° / 30° – 60°  che si alternano.

Come si può verificare, la rappresentazione dell’oggetto nei tre esempi risulta diversa.

 

 

 

Schema per rappresentazione prospettica

La prospettiva è quel mezzo espressivo che ci permette di rappresentare sopra una superficie piana (in azzurro) gli oggetti dello spazio in modo da riceverne un’impressione uguale a quella della realtà.

Il piano orizzontale PO è quello che contiene l’osservatore: immagina che la persona che guarda abbia i piedi sul piano PO e gli occhi dove leggi vista, cioè su un piano orizzontale parallelo a PO

Come puoi osservare, l’incrocio tra i due piani orizzontali e il piano verticale dà origine alla LT= Linea di Terra e alla LO= Linea d’Orizzonte.

Sul quadro prospettico azzurro vedi la proiezione dell’occhio che incontra la linea d’orizzonte: questo è il Punto di Vista, e da questo  riporti la distanza dell’occhio sulla linea d’orizzonte, come puoi vedere dal semicerchio che incontra la linea d’orizzonte nei punti D’  e  D” che si chiamano Punti di Distanza. Nella pratica, quando si esegue una prospettiva, i punti di distanza si stabiliscono a piacere.

In generale, nella prospettiva puoi decidere di collocare la Linea d’orizzonte all’altezza che desideri, cioè in alto se vuoi una visione aerea, a media altezza oppure in basso per avere uno scorcio (visione particolare). Anche il PV (punto di vista) può essere collocato a sinistra, al centro o a destra lungo la LO (linea d’orizzonte).

 


 

 

 

A=assonometria:  i lati dell’oggetto sono sempre paralleli.

B=prospettiva centrale: le linee orizzontali e quelle verticali si mantengono tali, mentre quelle di profondità si uniscono in un punto chiamato Punto di Vista.

C=prospettiva angolare: le linee verticali restano tali, mentre le altre si incontreranno in due Punti di Fuga distinti sulla linea d’orizzonte.

Esempio di prospettiva centrale di un cubo

Esempio di elementi verticali equidistanti in prospettiva centrale.

 

 

 

 

 

 

Il primo elemento verticale è reale e poggia sulla LT, linea di terra. I due estremi e la sua metà si uniscono con PV.

Il secondo elemento, che nella realtà dista come AB sulla linea di terra, si trova in prospettiva in AB’: il punto B’ si trova unendo B con D (punto di distanza). Si traccia la verticale.

Gli altri elementi in successione si troveranno unendo di volta in volta l’estremità superiore del precedente con una linea che passa per la metà del successivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COME DISPORRE GLI OGGETTI SULLA SUPERFICIE

Quando iniziamo un nuovo lavoro, spesso ci poniamo la domanda: “Dove posso sistemare gli elementi più importanti per dare risalto all’opera?”

La risposta è che non esistono collocazioni di preferenza, per cui la libertà creativa è massima. Tuttavia ci sono dei suggerimenti tramandatici dagli artisti del passato (Piero Della Francesca, Botticelli, Leonardo e molti altri), che hanno ottenuto risultati eccellenti utilizzando delle semplici regole che possiamo sfruttare per i nostri lavori.

Eccole.

a-utilizzo dei terzi verticali: in questo primo esempio lo spazio della superficie viene diviso in 6 parti. Ogni parte contiene la presenza di qualcosa che può essere o una forma o un colore o spazio. Si chiamano terzi perchè la lunghezza della superficie viene divisa in 3 zone verticali  tagliate da una trasversale posta al centro dell’altezza.

 

b-utilizzo dei terzi verticali e orizzontali: anche in questo caso ogni spazio della superficie deve contenere la presenza di un oggetto, ma i terzi sono in numero maggiore, per cui il risultato sarà più ricercato.

 

 

c-croce di Sant’Andrea: gli spazi sono più articolati e distribuiti variamente nella superficie; gli oggetti possono essere variamente distribuiti e il risultato visivo sarà più armonico ed elegante. Per ottenere lo schema, nel rettangolo l’altezza viene riportata su entrambi i lati più lunghi dove poi si uniscono i punti.

 

d-linee auree ottenute dividendo la lunghezza e la larghezza per il numero fisso 1,618: il punto E si trova dividendo la misura della base per il numero fisso. Allo stesso modo si trova il punto F. Da questi due punti si tracciano le parallele ai rispettivi lati. Questo schema è molto utilizzato, perchè i risultati sono immediati se gli elementi più importanti si collocano nelle adiacenze di queste linee, anche di una sola delle linee.

 

e-dal caso precedente si ricava lo schema seguente, più complesso e più ricco.

 

 

 

f-il rettangolo aureo partendo dal quadrato: si ottiene costruendo un quadrato con le diagonali e l’altezza passante per il centro; il punto medio di base E va unito col vertice C. La misura EC viene riportata col compasso  sul prolungamento della base e si ottiene il punto C’. Da questo si costruisce la perpendicolare e si ottiene il rettangolo che ha proporzioni perfette tra base ed altezza. Il rettangolo aureo è stato applicato dai Greci nella costruzione dei templi (se vuoi approfondire l’argomento vai su Internet  e cerca “sezione aurea”).

 

g-altro schema, più semplice e più intuitivo: per ottenere spazi armonici in un rettangolo, si traccia la sua diagonale e su questa si individuano dei punti dai quali si disegnano la verticale l’orizzontale.

 

 

 

LA COMPOSIZIONE

LA COMPOSIZIONE: comporre significa organizzare, mettere assieme, accostare, riunire figure, oggetti, colori, segni in un’immagine secondo criteri prestabiliti, che possono essere la simmetria, la asimmetria, il peso visivo, le linee direzionali e le forze visive.

 

 

 

 

 

Simmetria: quando in una superficie esiste un asse immaginario centrale, rispetto al quale le forme risultano disposte in modo speculare. L’asse di simmetria può essere verticale, orizzontale, inclinato nelle varie direzioni. La composizione dal punto di vista visivo risulta piuttosto chiusa e bloccata, a volte statica, anche se particolarmente decorativa

   Asimmetria: quando non esiste alcun rapporto di simmetria. La disposizione degli oggetti è molto variegata e non vi è alcuna corrispondenza tra gli elementi  della superficie. L’insieme risulta piuttosto libero, la superficie diviene dinamica senza essere condizionata da schemi che potrebbero irrigidirla.

 

 

 

 

 

Peso visivo: una forma grande (o un insieme di forme) “pesa” più di una forma piccola; una stessa forma “pesa” di più se collocata in alto a destra della superficie; un colore scuro “pesa” di più di uno chiaro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Direzionalità: in una composizione il predominio delle linee orizzontali su quelle verticali ci rivela una sensazione di quiete, di calma, di estensione spaziale e di piattezza; le linee inclinate diagonalmente  (a destra o a sinistra) suggeriscono sia il senso del movimento dinamico sia il senso di spazialità estesa verso l’infinito; le linee verticali suggeriscono forte senso di stabilità e spazialità ascensionale.

 

 

 

 

 

Esempio di linee orizzontali

 

 

 

 

 

 

 

 

Esempio di linee inclinate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esempio di linee verticali

Le linee di forze visive:  sono utilizzate per mettere in evidenza un avvenimento importante che si vuole sottolineare attraverso la forma o il colore ovvero per evidenziare il pensiero dell’autore.

 

LA NATURA MORTA E I PIANI DI APPOGGIO

Per “Natura morta” si intende una composizione di oggetti inanimati come frutta, fiori, piatti, oggetti di varie forme, ecc. organizzati su di una superficie piana in modo tale che tutti i componenti siano ben visibili e ben illuminati. Ci sono dei criteri precisi da rispettare nella composizione, come la simmetria, la asimmetria, le linee direzionali, il peso visivo e anche  il modo di illuminarli: argomenti che tratteremo in una prossima lezione.

Nel Medio Evo, per esempio, in un’ Ultima Cena si potevano trovare contemporaneamente figure in diverse posizioni, il paesaggio, la natura morta, tutti variamente disposti e con attribuzioni di importanza diverse. Solo in tempi più recenti la figura umana, il paesaggio, la natura morta hanno assunto valori autonomi.

a) La forma più semplice è data da un piano d’appoggio orizzontale che contiene gli oggetti, da uno sfondo verticale più scuro nel tono, che blocca lo spazio. Per il riempimento della base di appoggio bisogna rispettare delle regole di simmetria, di asimmetria, peso visivo e direzionalità.

b) La forma che contiene gli oggetti può essere un tavolo/un piano rettangolare, quadrato o rotondo

c) Il tavolo/il piano può essere in assonometria, in prospettiva o visto dall’alto; può inoltre essere tagliato a destra o a sinistra o coincidere con l’altezza dell’occhio. Se si utilizzano delle tovaglie bianche o colorate per coprire questi piani, la natura morta si valorizza rispetto al piano d’appoggio di legno naturale.

TAVOLO ASSONOMETRICO: il tavolo assonometrico è il più semplice e il più ricorrente in pittura, in esso, gli oggetti sono bene disposti in profondità e bene distinguibili sulla superficie. L’inconveniente della gamba più lunga può essere risolto con l’esclusione creando un certo movimento compositivo.

TAVOLO IN PROSPETTIVA: le parti laterali del tavolo si restringono unendosi in un punto chiamato “punto di vista”. La composizione degli oggetti pur focalizzata centralmente, diventa dinamica per la successione dei piani nello spazio.

TAVOLO VISTO DALL’ALTO: tutti gli oggetti della composizione risultano equamente valorizzati nella luce e nello spazio, gli elementi verticali come bottiglie, bicchieri, caraffe, ecc, sembrano ribaltate sulla superficie.

TAVOLO INTERROTTO (a sinistra o a destra) : è una variante del piano assonometrico, ne mantiene tutte le caratteristiche positive di visibilità e spazio-luce.

EFFETTO TOVAGLIA: questa soluzione risulta elegante per coprire le gambe del tavolo, la tovaglia di colore bianco, conferisce alla composizione un supporto luminoso e infiniti passaggi tonali. La tovaglia colorata aggiunge altre possibilità creative ed espressive.

TAVOLO ROTONDO: prospetticamente il tavolo rotondo diventa un’ellisse sostenuta da una gamba centrale, ma la sua funzione rimane inalterata. Visivamente la composizione risulta armoniosa e dinamica.

Ci sono inoltre altre soluzioni creative: dai miei esempi riportati qui sotto puoi notare che nella prima immagine c’è il tavolo rotondo che contiene gli oggetti, ma essi sono anche sospesi nel vuoto; nella seconda immagine gli elementi sono collocati nello spazio in primo piano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esercizi: Crea delle composizioni utilizzando di volta in volta i piani di appoggio per verificare il diverso risultato visivo. Presta sempre attenzione alla provenienza della luce.


 

 

 

 

 

PIANI DI PROFONDITA’

I piani di profondità sono importanti per due motivi: il primo per la legge della sovrapposizione spaziale (oggetto davanti che copre parzialmente quello dietro), il secondo per i livelli di luminosità degradanti verso il fondo.

Nella “Natura morta” le tonalità chiare sono davanti, quelle più scure sono dietro. In questo modo si blocca lo spazio di fondo concentrando l’attenzione sul soggetto rappresentato.

Nel “Paesaggio” le tonalità scure sono davanti, quelle più chiare sono dietro. In questo modo si ottiene lo spazio atmosferico suggerito dal degradare delle tonalità.

 

A sinistra: piani di profondità per la “Natura morta”.

A destra: piani di profondità per il “Paesaggio”.

Esercizi: Componi (disegna) una “Natura morta” e un “Paesaggio” applicando i piani di profondità descritti, usando gli strumenti che hai a disposizione.

 

 

PROPORZIONI E LUCE

Le prime difficoltà sono quelle che ci bloccano o ci permettono di proseguire nel nostro cammino per imparare a disegnare.

Personalmente sono convinto che se si imparano le regole tutto diventa più facile. Per esempio: se voglio disegnare un oggetto su una superficie, quanto grande-medio-piccolo devo disegnarlo?

Nel primo caso il soggetto disegnato è troppo piccolo in rapporto alla superficie che lo ospita; nel secondo caso il soggetto è troppo grande in rapporto alla superficie; nel terzo caso c’è un equilibrio tra superficie e oggetto disegnato.

Il nostro occhio (cervello) ci permette di trovare il giusto equilibrio tra la forma/grandezza dell’oggetto e la superficie che lo ospita.

Una volta che hai completato il disegno nella giusta proporzione (per esempio un frutto o un oggetto), si deve cercare la tridimensionalità, cioè dargli volume attraverso il chiaro-scuro.

La prima domanda che ti devi porre è la seguente: Da dove proviene la luce che illumina l’oggetto? Noi siamo liberi di collocare la sorgente luminosa in qualsiasi punto e sapere quale risultato ha sull’oggetto.

Esempio: la luce laterale (da destra o da sinistra) accentua il senso del volume e crea delle ombre proprie sull’oggetto e/o portate sulla superficie che lo ospita. La luce frontale (da davanti) annulla il senso del volume, cioè la tridimensionalità, appiattendo l’immagine. Invece il controluce, cioè la luce da dietro l’oggetto, ne annulla completamente il volume lasciando percepire il suo profilo. La luce dall’alto schiaccia l’immagine mentre dal basso verso l’alto drammatizza la forma.

Esercizio: Disegna dal vero oggetti, scegli da quale parte far provenire la fonte di luce e con il chiaro-scuro (tratteggi vari o sfumati) rendi il loro volume.

          

 

COME INIZIARE A DISEGNARE ED OTTENERE I GRIGI

Come ben saprai, per disegnare occorre uno strumento che traccia dei segni e una superficie che li ospita.

Generalmente usiamo delle matite (anche colorate-pastelli…) costituite da grafite che può essere dura, semidura, morbida; sai anche che la grafite dura serve per i lavori geometrici, le altre per quelli artistici.

La superficie è qualsiasi materiale che riceve il segno (carta-muro-legno…); essa può essere bianca o colorata, liscia-semi ruvida-ruvida.

La superficie ha due dimensioni: altezza e lunghezza. La profondità la devi ottenere con artificio o attraverso il chiaro-scuro o con altro sistema come per esempio la prospettiva.

Esercizio: prova a tratteggiare su superfici che hai disponibili segni piccoli-grandi-più fitti-più radi-sottili-grossi-di forme varie, utilizzando strumenti diversi tipo dito-matite-penna biro-stuzzicadenti intinti in inchiostro o liquido colorato, … ti accorgerai che se i trattini sono più fitti la superficie apparirà più scura rispetto alla medesima con i puntini più radi: hai ottenuto il senso della profondità o della rotondità.

Tipi di tratteggio:

A                B

C               D

A=verticale     B=orizzontale    C=inclinato da sinistra a destra    D=inclinato da destra a sinistra

A+B        A+B+C

                  A+B+C+D

Sovrapposizioni di tratteggi.

Nero compatto

Nel disegno e nella pittura non si adopera mai un nero compatto, perché “buca” , cioè non c’è aria, non c’è spazio attorno.

NOTA BENE: per chiaro-scuro si intende la variazione di tono che puoi ottenere con la pressione più o meno forte esercitata dalla matita sulla superficie. Può essere tratteggiato o sfumato. E’ sfumato quando il passaggio tra il tono più chiaro e quello più scuro risulta impercettibile.